L’alfabeto adlam
Maximilian Ventura ~ 7 agosto 2021 ~ Blog
Come nasce un alfabeto? Chi stabilisce quali sono i segni grafici da utilizzare e perché? La storia che raccontiamo è un caso più unico che raro, probabilmente non sarà in grado di dirci molto sugli alfabeti che conosciamo, ma sarà sicuramente interessante conoscerne lo sviluppo e le problematiche.
La storia che raccontiamo è quella dell’alfabeto adlam, oggi utilizzato in Africa occidentale, nei paesi che parlano la lingua fula: Benin, Camerun, Ciad, Guinea, Mali, Niger, Nigeria e Senegal.
Abdoulaye e Ibrahima Barry
Ma facciamo un passo indietro, a quando Abdoulaye e Ibrahima Barry, due fratelli che vivono a Nzérékoré, in Guinea, avevano 10 e 14 anni.
È il 1989, ed i due fratelli iniziano ad inventare un alfabeto per la loro lingua che fino a quel momento non aveva un sistema di scrittura.
La creazione dell’adlam inzia come un semplice gioco: i due fratelli tratteggiavano sulla carta dei segni, quando uno dei due diceva stop, aprivano gli occhi e dedicevano a quale segno corrispondesse meglio ciascun suono nella lingua fula.
ADLaM è un acronimo che deriva dalle prime quattro lettere dell’alfabeto (A, D, L, M) e sta per Alkule Dandayɗe Leñol Mulugol si può tradurre in “L’alfabeto che impedirà la perdita di un popolo”. L’alfabeto conta 28 lettere e 10 numeri scritti da destra a sinistra, a cui sono state aggiunte, in seguito, altre 6 lettere per altre lingue africane.
Un nuovo sistema di scrittura
La necessità di avere un alfabeto specifico per la lingua fula, i fratelli Barry, l’avevano incominciata a comprendere grazie al padre, Isshaga Barry, che conosceva l’arabo e decifrava le lettere per amici e parenti.
Prima dell’invezione dell’adlam si usava l’alfabeto arabo ma in questa lingua non esistono tutti i segni necessari a rappresentare i suoni della lingua fula, quindi di solito si utilizzavano dei caratteri che in qualche modo potessero dare l’idea del suono che si voleva esprimere. Ma non essendoci nulla di codificato l’intepretazione del messaggio scritto non era per nulla agevole.
L’adlam nasce proprio per risolvere questo problema.
La diffusione
Chiunque può inventare un sistema di scrittura, ma se il codice non è condiviso ed utilizzato dalle persone allora non servirà a nulla.
Per questo motivo, Abdoulaye e Ibrahima, vogliono diffondere quanto più è possibile l’utilizzo dell’adlam e lo fanno iniziando ad insegnare l’alfabeto ai membri della propria famiglia.
Poi vanno nei mercati locali, coinvolgono gli studenti e trascrivono molti libri, preferendo quelli che trattano argomenti pratici come la cura dei bambini e la filtrazione dell’acqua.
Questo impegno prosegue incessantemente anche durante gli anni universitari trascorsi a Conakry, capitale della Guinea.
Diffondere l’utilizzo dell’adlam non è semplice e trova anche la forte opposizione di chi pensa che si dovrebbe piuttosto imparare il francese, l’inglese o l’arabo. Nel 2002 Ibrahima Barry fu persino arrestato e imprigionato per 3 mesi, sebbene non fosse accusato di nulla.
Nel 2003 Abdoulaye Barry si trasferisce a Portland per studiare economia, mentre il fratello Ibrahima rimane in Guinea per poi lauerarsi in ingegneria civile.
La loro caparbietà incomincia a dare i frutti e altre persone si impegnano personalmente nel diffondere l’utilizzo dell’alfabeto anche in Ghana e Nigeria.
La codifica in Unicode
La comunicazione odierna è veicolata da computer e Internet, quindi se si vuole fare un passo in avanti, è a questo che bisogna pensare. Per poter realmente diffondere l’adlam in tutto il mondo e vederlo riconosciuto ufficialmente è necessario fare in modo che faccia parte dello standard Unicode.
Unicode è un sistema di codifica che assegna un numero univoco ad ogni carattere usato per la scrittura di testi, in maniera indipendente dalla lingua, dalla piattaforma informatica e dal programma utilizzato. È stato compilato e viene aggiornato e pubblicizzato dallo Unicode Consortium, un consorzio internazionale di aziende interessate alla interoperabilità nel trattamento informatico dei testi in lingue diverse.
Dopo aver lavorato e risparmiato per quasi un anno, i fratelli Barry affidano ad una società di Seattle la creazione di un font specifico per l’adlam, ma senza la codifica Unicode è pressoché inutilizzabile.
Ibrahima non si perde d’animo e decide di frequentare un corso di calligrafia al Portland Community College.
Qui incontra Rebecca Wild, la docente del corso, che rimane molto colpita dal motivo per il quale Ibrahima si era iscritto al corso. Non si trattava di uno studente che avevo bisogno di qualche credito o voleva migliorare la propria tecnica. In ballo c’era qualcosa che avrebbe cambiato la vita di molte persone.
Complice una borsa di studio ed una conferenza di calligrafia tenuta al Reed College di Portland, l’adlam diventa un tema in grado di destare l’interesse e la partecipazione di sempre più persone.
L’incontro deciviso fu quello con Michael Everson, uno dei redattori dello Standard Unicode. Dopo tanti anni di lavoro, finalmente l’alfabeto adlam entra a parte di Unicode 9.0 nel giugno del 2016.
Superato l’ostacolo Unicode altri ne appaiono all’orizzonte. Per poter utilizzare l’adlam era necessario che i PC avessero delle tastiere con quei caratteri. È qui che l’esperienza di Andrew Glass, senior program manager per Microsoft risulta decisiva, poiché aveva già sviluppato tastiere per altre lingue.
L’occasione giusta avviene durante l’hackathon annuale dei dipendenti dell’azienda e durante il quale Glass progetta il layout della tastiera con l’adlam.
Da un punto di vista tecnico il progetto è concluso.
L’adlam diventa sempre più un progetto conosciuto non solo dagli addetti ai lavori e si organizzano manifestazioni per diffonderne l’uso.
Mantenere viva una cultura
Ogni anno la conferenza sull’adlam che si svolge in Guinea raccoglie la partecipazione di più di 24 nazioni. Centri dedicati all’apprendimento dell’adlam sono stati aperti anche in Europa, in Belgio e in Olanda in particolare.
L’alfabeto adlam è stato determinante per molte persone in Africa, e non solo, per riscoprire la propria lingua e permettere di mantenerla in vita.
In Guinea la maggior parte delle persone conservava dei libri scritti a mano che descriveva gli antenati della famiglia, ma i libri non erano condivisi oltre l’ambiente familiare.
La colonizzazione francese, l’imposizione dell’insegnamento della lingua francese e l’utilizzo dell’arabo riservato principalmente al Corano, avevano fatto perdere quest’uso. Il recupero della lingua natia, in parte, sta permettendo di recuperare questo patrimonio.
In tutto il mondo tuttavia, l’85% dei sistemi di scrittura è sul punto di scomparire perché non ha uno status ufficiale o non viene insegnato nelle scuole. Il progetto Atlas of Endangered Alphabets cerca di monitorare e promuovere la salvaguardia di questi sistemi di scrittura indigeni, con i quali sono stati scritti: libri, poesie, persino testi sacri. e che rischiamo di perdere per sempre.