5 inchiostri medievali riprodotti in laboratorio
Maximilian Ventura ~ 8 Febbraio 2019 ~ Manoscritti
Lo studio degli inchiostri medievali, utilizzati per scrivere i manoscritti, si sta rivelando sempre più interessante. Nel 2014, in un articolo pubblicato sul Journal of the American Chemical Society, un gruppo di ricercatori ha sviluppato una nuova forma di spettroscopia, denominata TERS, in grado di non danneggiare le molecole organiche presenti negli inchiostri che si rompono facilmente se esposte alla luce.
Attraverso l’analisi della composizione degli inchiostri è possibile ipotizzare rotte e scambi commerciali, fare dei confronti su manoscritti diversi per capire se è stata utilizzata la stessa tipologia di inchiostro, trovare le soluzioni più adeguate per il restauro e la conservazione del patrimonio manoscrittto.
Inchiostri medievali
Questo tema in particolare è stato affrontato dal professore di storia medievale dell’Università di Cordoba, Ricardo Córdoba, e dal suo gruppo di ricercatori. Per diversi mesi, in collaborazione con i chimici della Universidade Nova di Lisbona, hanno concentrato il proprio lavoro sulle reazioni chimiche dei componenti che hanno reso possibile la scrittura su carta, rimanendo dopo centinaia di anni ancora ben leggibile.
Il punto di partenza è stata la ricerca in archivio di “ricette” manoscritte per realizzare inchiostro. I ricercatori, per fare un’analisi scrupolosa, hanno studiato le fonti presenti in diverse parti del mondo: la Cancelleria del Vescovo a Braga, in Portogallo, dove viene conservata una ricetta del 1464. La Biblioteca della Scuola di Medicina di Montpellier, datata tra il 1469 e il 1480 e anche lo fonti presenti nell’Archivio Storico della provincia di Cordoba, datato 1474.
Questa ricerca ha permesso di trovare cinque documenti inediti, ognuno dei quali conserva una ricetta diversa per la creazione di inchiostro: bucce di melograno, galle utilizzate dalle piante per la difesa contro parassiti, vetriolo, acqua e gomma arabica ricavate da ricette con pelli di animali.
Utilizzando gli stessi ingredienti, nella stessa identica quantità, proporzione e temperatura, e il metodo indicato nelle ricette medievali è stato possibile replicare gli inchiostri usati secoli fa. Gli inchiostri sono stati riprodotti cinque volte e analizzati tre volte ciascuno.
Conclusioni e prospettive
I risultati di questa ricerca, pubblicata sulla rivista Heritage Science, ci portano a considerare che gli inchiostri medievali non possono essere rappresentati solo da complessi di ioni ferro con acidi gallico o tannico, come si pensava in precedenza.
Tutto questo si rivela estremamente utile anche per la conservazione dei manoscritti, poiché una parte importante del patrimonio mondiale scritto, utilizza inchiostri di tipo ferrogallico.
Un inchiostro del 1763
Ringraziamo la professoressa Lucia Scoccia per averci segnalato ed inviato una pagina di un manoscritto del 1763, in cui viene riportata la ricetta per la creazione di inchiostro ferrogallico.
Il quadernino di appunti apparteneva a Giovanni Mancinelli di Crecchio e contiene una serie di dichiarazioni e ricevute da parte di persone a cui prestava denaro, vendeva cose o che pagava per lavori in campagna.
Trascrizione:
Due once di Vitriolo Romano.
Item mezzoncia di Gomma arabica.
Item tre oncie di galla media grandezza ammacccata.
Item una libra di vino crudo. Il tutto si
mescola con una mazza di fico e dentro un’ora
l’inchiostro è fatto.
ho trovato un libricino di appunti di un antenato del 1700 con la sua ricetta dell’inchiostro che, tra l’altro, si è conservato intatto fino ad oggi. può interessare qualcuno?
Lucia Scoccia a me interessa!
Buonasera, anche a me interesserebbe.
Cordiali saluti
Fabrizio Bellacosa
Salve Fabrizio,
abbiamo inserito il manoscritto inviato dalla professoressa Lucia Scoccia alla fine dell’articolo.
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