Il manoscritto di Voynich: facciamo chiarezza

Maximilian Ventura ~ Ultimo aggiornamento: 13 Agosto 2023 ~ Manoscritti

Manoscritto di Voynich

Nel maggio del 2019 agenzie di stampa e quotidiani nazionali riportano la notizia dell’avvenuta decifrazione del manoscritto di Voynich, utilizzando chi più, chi meno, toni sensazionalistici.

A stretto giro di posta vengono pubblicate anche le smentite. Ma cos’era successo?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un piccolo passo indietro e andare al mese di aprile del 2019, quando Gerard Cheshire, ricercatore dell’Università di Bristol, pubblica un articolo dal titolo: The Language and Writing System of MS408 (Voynich) Explained sulla rivista Romance Studies, in cui afferma di essere riuscito a decodificare il manoscritto di Voynich.

L’articolo non è ad accesso libero, l’ho richiesto all’autore su academia e questi me ne ha fornito una copia in pdf.

Cheshire nell’articolo dice di essere riuscito a decifrare il manoscritto perché ha capito il sistema di scrittura e che il testo è scritto in un idioma definito proto-romanzo.

I dubbi sulla decifrazione

Le teorie però, per essere valide devono poggiarsi su delle basi concrete, e qui cominciano i problemi. In un articolo pubblicato su Repubblica, Salvatore Luongo, presidente della Società italiana di Filologia Romanza esprime più di un dubbio sulle ipotesi formulate da Cheshire. Il ricercatore britannico infatti non fornisce delle spiegazioni chiare sul procedimento che lo ha portato a identificare il valore fonetico dei grafemi.

L’esistenza del proto-romanzo, cioè di una presunta lingua madre delle attuali lingue romanze, è una teoria elaborata negli anni ’50 da Robert Hall di cui non abbiamo prove documentali. Si tratta più che altro di una ricostruzione astratta utilizzando i tratti comuni delle lingue romanze assenti nel latino.

I ricercatori che sostengono l’esistenza di questa lingua la collocano cronologicamente in età imperiale o repubblicana, il manoscritto è del XV secolo quando ormai le lingue romanze erano da secoli utilizzate e affermate nei territori.

Le ipotesi di Cheshire sembrano piuttosto l’ennesimo tentativo di decifrare il manoscritto basandosi più su teorie personali che non utilizzando un approccio più rigoroso e scientifico.

Questo è lo stato dell’arte, ma adesso lasciamo le teorie e ripercorriamo la storia del manoscritto di Voynich.

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Le origini del manoscritto di Voynich

Wilfrid Voynich era un antiquario e mercante di libri rari polacco. Nel 1912 si recò in Italia e durante il suo viaggio giunse a Frascati. L’Ordine dei Gesuiti voleva restaurare Villa Mondragone, ma non avendo molti fondi a disposizione decise di vendere una parte dei libri antichi in suo possesso. Fu così che l’antiquario divenne proprietario di uno dei manoscritti più controversi che sia mai stato rinvenuto.

Del manoscritto non non si conosce l’autore né il titolo, ma quello che lo rende “misterioso” sono i caratteri utilizzati e la lingua. Le lettere sono differenti da qualunque alfabeto conosciuto e non ci capisce in quale lingua sia stato scritto, inoltre molti studiosi ritengono che il testo sia cifrato. Nel corso dei secoli tutti questi elementi non hanno fatto altro che alimentare il mito del manoscritto, moltiplicandone ipotesi e interpretazioni.

Manoscritto di Voynich caratteri
Fig . 1 – I caratteri del manoscritto

La lettera di Jan Marek Marci

Voynich stesso trovò all’interno del libro una lettera risalente al XVI secolo in cui Jan Marek Marci, rettore dell’Università di Praga, inviava questo libro al gesuita Athanasius Kircher perché lo aiutasse a decifrarlo, evidentemente senza successo.

Per molti anni si è ritenuto che il manoscritto fosse un falso creato ad arte dall’astrologo, mago e falsario inglese Edward Kelley per truffare Rodolfo II, grande collezionista e mecenate. Nella lettera di Marci infatti si fa riferimento all’imperatore Rodolfo II che credendolo opera di Bacone l’avrebbe acquistato per 600 ducati.

Dal 1969 il manoscritto di Voynich fa parte della collezione della Biblioteca Beinecke dell’Università di Yale che ha provveduto a crearne una copia digitale liberamente consultabile. Il documento è composto da 102 fogli, dalla rilegatura si ritiene che 14 fogli siano stati smarriti.

Sono presenti molte illustrazioni a colori che vanno a coprire varie tematiche: botanica, astronomia o astrologia, biologia e farmacologia. La presenza di questi disegni ha aumentato la quantità di interpretazioni e l’incertezza. Nella sezione botanica per esempio, è raffigurato il girasole comune, pianta che prima della scoperta dell’America era sconosciuta in Europa, questo sposterebbe la datazione del manoscritto dopo il 1492.

Manoscritto di Voynich girasoli
Fig. 2 – I girasoli nel manoscritto di Voynich

La datazione con il Carbonio-14

Nel 2011 un gruppo di ricerca dell’Università dell’Arizona ha ricevuto l’autorizzazione per asportarne piccole parti del manoscritto di Voynich e sottoporle alla tecnica del Carbonio-14, il risultato è una datazione compresa tra il 1403 e il 1438; ma non è stato possibile analizzare l’inchiostro e quindi questi risultati sono considerati non del tutto attendibili da molti studiosi.

I primi tentativi di decodifica

Nel corso dei secoli e soprattutto recentemente molti studiosi si sono cimentati nel tentativo di decifrarne il contenuto. Negli anni Quaranta, i crittografi Joseph Martin Feely e Leonell C. Strong provarono a decodificare il testo con tecniche di decifratura sostitutiva, cercando di ottenere caratteri latini in chiaro, ma il risultato fu un testo senza senso.

L’alfabeto che compare nel manoscritto di Voynich è unico, sono state riconosciute 19-28 probabili lettere che non hanno legami con gli alfabeti conosciuti. La mancanza di cancellature ed errori ortografici ha portato alcuni studiosi a ritenere che il testo sia stato redatto da più persone e forse in una lingua artificiale (una sorta di esperimento filosofico), dove ogni parola è composta da un insieme di lettere o sillabe che rimandano a una divisione dell’essere in categorie.

Una delle lingue artificiali più celebri del XVII secolo si deve all’inglese John Wilkins, che nel 1641 pubblicò il trattato: Mercury, or the Secret and Swift Messenger.

John Wilkins - Mercury, or the Secret and Swift Messenger
Fig. 3 – Frontespizio del libro di John Wilkins

Tutte le volte che è stato decifrato il manoscritto di Voynich (le teorie più recenti)

Piante e stelle

Stephen Bax nel 2014, professore di linguistica all’Università del Bedfordshire propone di identificare alcuni nomi di piante e della costellazione del Toro partendo dalle illustrazioni presenti nel testo. Secondo Bax quindi il manoscritto non era cifrato ma scritto in una lingua scomparsa della regione del Caucaso.

La decodifica con l’Intelligenza Artificiale

Tra tutti i tentativi di decodifica bisogna dire che l’approccio proposto dal professor Greg Kondrak e dal suo studente Bradley Hauer dell’Università dell’Alberta è sicuramente uno dei più interessanti. Nel 2016 i due ricercatori canadesi hanno pubblicato un articolo dal titolo: Decoding Anagrammed Texts Written in an Unknown Language and Script, in cui spiegano il procedimento che hanno utilizzato per decodificare il manoscritto.

L’ipotesi che sta alla base del loro studio è che il testo sia stato codificato utilizzando degli alfagrammi, cioè riordinando le lettere di ogni parola in ordine alfabetico (es. “casa” diventa “aacs”).

Hanno utilizzato la “Dichiarazione universale dei diritti umani” scritta in 380 lingue differenti come training, cioè per “insegnare” all’algoritmo di intelligenza artificiale ad abbinare gli anagrammi a parole esistenti nelle lingue odierne. E poi hanno applicato questo modello al manoscritto ottenendo come risultato probabile, che la lingua utilizzata in realtà fosse l’ebraico, visto che l’80% delle parole corrisponde ad un dizionario in questa lingua.

Anche provando a tradurre il testo però si ottengono delle frasi prive di senso e sconnesse le une con le altre, per esempio: “Ha fatto raccomandazioni al sacerdote, all’uomo di casa, a me e alla gente ”.

Conclusioni

Dopo tanti secoli il manoscritto di Voynich non è ancora stato decifrato, non abbiamo certezze sulla lingua utilizzata e ci sono dubbi persino sul fatto che il testo possa avere un senso. Visti gli ingredienti, certamente non possiamo stupirci se questo manoscritto ha un ascendente così forte tra ricercatori e appassionati.

Manoscritto di Voynich PDF

Puoi scaricare il manoscritto di Voynich in PDF dal sito della Biblioteca Universitaria di Yale [Download 121MB].

4 commenti su “Il manoscritto di Voynich: Facciamo chiarezza”

  1. A nessuno voglio togliere l’emozione di immergersi nel mistero….
    Ma formazione, professione, razionalità mi inducono a formulare e condividere alcune osservazioni (o meglio constatazioni!) su quello che è considerato uno dei libri più misteriosi: il manoscritto Voynich.
    Non certo sull’indecifrabile testo che accompagna le immagini, ma sull’interpretazione delle immagini stesse, specialmente su quelle della sezione definita “astronomica”.
    Per molti anni ho insegnato Botanica per i corsi di laurea in Scienze Biologiche, Scienze Naturali e Scienze Agrarie e ho svolto ricerche utilizzando tecniche di microscopia; ho quindi inevitabilmente impresse nella mente le immagini dell’anatomia di fusti e radici, nelle loro linee fondamentali e nelle molte naturali varianti. Per questo non ho avuto alcuna esitazione, sfogliando il Manoscritto Voynich, nel riconoscere la struttura di questi organi: ridisegnata, schematizzata e fantasiosamente interpretata come indice di significati astrali.
    Altrettanto interpretabile, dal punto di vista botanico, la sezione giustamente definita Biologica: la raffigurazione di donne incinte in una “barca” verde (guarda caso…) non è forse la sublimazione di un baccello contenente fagioli? E che cos’è un fagiolo? Un organo di origine femminile rigonfio, contenente la vita…
    Complesse e ricche di suggestioni anche le illustrazioni di questa stessa sezione che richiamano il sistema conduttore, addetto al trasporto di acqua e linfa, legato alla funzione riproduttiva ma anche agli organi vegetativi. Negli articolati e variopinti disegni è possibile riconoscere elementi di collegamento tra le varie parti della pianta: radici e bulbi, tronchi, rami e foglie, infiorescenze e fiori, nelle diverse forme e reciproche disposizioni.
    La datazione accreditata fa risalire il manoscritto al XV secolo; se si guardano le immagini con riferimenti all’anatomia vegetale, non si può escludere che questa sia stata indagata anche attraverso l’uso della lente, inventata nel X secolo da un geniale scienziato egiziano.

    1. Sembra uno studio sull’ereditarieta’ dei caratteri fatto nell’orto da un antesignano di Mendel che aveva accesso ad un Teofrasto.
      Forse non sono lettere ma caratteristiche.

  2. Grazie
    Non sapevo nulla del manoscritto, mi piacciono i disegni e la scrittografia . Chi si è inventato creativamente quanto definito “ manoscritto “ lo apprezzo . E’ un’Opera attratta che attiene alla capacità umana , a una modalità speciale di percepirla. Applaudo all’Autore- Autrice . E grazie a chi ha recuperato tutte queste notizie su di esso . Grazie

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